19 Aprile 2024

Di registro in registro

Pier Giacomo Cirella ci racconta della nascita del Registro della Danza Contemporanea e di come è stato adattato al contesto locale.

Comments

  1. …complimenti, un sito bellissimo e allegro, dove si respira la dimensione gioiosa della danza. Utilissima la pagina con tutti i festival in Italia e all estero…bello davvero.
    Ma a questo punto mi chiedo…quando saremo pronti, non potremmo cercare un canale con la Regione, per chiedere qualcosa di simile anche per la Lombardia? Magari anche solo un piccolo finanziamento per cominciare. Credo che sia una cosa importante anche per la possibilità di scambio e di collaborazione tra le compagnie!
    Ottima anche la divisione tra amatori e professionisti, direi che dopo una prima navigata, questo sito sia per noi solo un esempio da seguire e un’occasione da non perdere!!!
    In pratica non è nulla di legalmente riconosciuto, tipo albo o simile, almeno per il momento,ma è comunque uno strumento importante per affermare che ci siamo, e che siamo in tanti!
    Che ne dite ?

  2. Certamente è una buona pratica da “copiare e incollare” regione per regione. Tra l’altro il format c’è già, per cui non costa niente applicarlo ad altre regioni. Cioè, qualcosa costa, ma è niente per una regione. Certamente con la nuova amministrazione possiamo proporglielo. Credo che all’attuale assessorato sia già stata proposta l’idea e che ci sia stato un secco “niet”.

  3. Per la cronaca,è stato presentato alla stampa solo martedi 9 febbraio a Padova…… il tempo di ricezione e interessamento del pubblico(istituzioni) è sempre più lento di quel che ci si aspetta.
    Forse in tutto ciò,molto ha influito,o così mi piace pensare, la caratteristica del carattere veneto:un pò rozzo, gran lavoratore e con voglia di fare,che agisce quasi prima di avere i permessi:pensa, espone e si fà. Un essere sbrigativo e di poche parole, ma che concretizza.Cosa, è il poi.
    Questa èl ‘unica vera differenza,assieme a un pò di fortuna,che caratterizza la regione veneto.
    Ma non sono tutte rose e fiori,come sembra.Anzi.
    Il peggio è che l’evidenza dei fatti e lo stato delle cose,rende ancor più aspro il vivere le contraddizioni e difficoltà della professione.
    Tutto questo lavorare per riconoscere l’esistenza di una forza professionale è l’urlo di guerra,per uscire dal buio contro chi ignora più o meno volutamente l’operato di molti.
    MI auguro e auspico che diffondere tra noi la nostra esperienza,sia di auspicio per la copia di una buona pratica.Che sia viralizzante.Ma ci vuole sopratutto tanta buona volontà dei singoli ad ascoltarsi ed unirsi per un obbiettivo comune.E richiede più impegno di quel che molti han voglia di dedicarci.
    Dopo di che,la forza dei molti rende difficile-impossibile alle istituzioni ignorare la moltitudine.
    Semplice.
    Un abbraccio

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