23 Aprile 2024

C’è spazio per la danza? Si, ma solo in Piemonte, Lazio e Campania!

Dunque, dove eravamo rimasti? Alessandro Pontremoli ci aveva parlato di alcune caratteristiche che, a suo avviso, sono importanti da tenere in considerazione per un giovane artista della danza contemporanea. Eccoli qua. Inoltre ci riporta il caso del progetto Spazio per la Danza Contemporanea, promosso dall’Eti. Una possibile buona pratica per l’italica danza.

Risorse on line:

Spazi per la danza contemporanea

Comments

  1. ….e bravi i torinesi “all’avanguardia”. Beato chi si può permettere di sospendere la propria vita lavorativa per qualche tempo per potersi dedicare alle proprie creazioni. Questo per molti di noi rimane solo un sogno che si infrange penosamente davanti alle bollette e alle rate d’affitto.
    Avere la possibilità di preparare qualcosa da far circuitare è diventato un vero e proprio lusso che non tutti si possono permettere visto che ci si fa un gran culo per mettere insieme il pranzo con la cena, sebbene le idee ci siano e la voglia anche!!
    Scusate lo sfogo.

    Avrei fatto volentieri a meno dell’esempio citato. Sembrava un pò come la lavagna della scuola dove ci sono i bravi e i cattivi … continuo a sperare che possa esistere una società dove chiunque abbia qualcosa da esprimere attraverso la creatività possa farlo a suo modo e nelle sue possibilità, anche se canta fuori dal coro.
    Scusate il cinismo.

  2. Ma questo blog non era uno spazio di condivisione di informazioni e buone pratiche da condividere? Il rischio che si sta profilando è quello di uno stato di piagnucoleria generale sobillato dai soliti atteggiamenti ‘attempati’ di tipo sindacalista. Con buona pace dell’utilità di quest’ultimi, per cortesia però non riduciamo tutto al patema d’animo d’antan per le pensioni che non arriveranno mai (ho letto attentamente anche gli altri interventi). Non ci sono già i nostri genitori a preoccuparsi abbastanza per noi al riguardo? Conviene essere più odierni e magari combattere il nero a cui sottostiamo spessissimo senza batter ciglio: è un buon inizio per farci prendere sul serio! Aggiungo anche che a noi spetta un atteggiamento propositivo e predisposto ai cambiamenti: non ci possiamo permettere di sguazzare nelle difficoltà impostaci da un preciso sistema per poi sbrodolare terrori allorquando vi è la possibilità di cambiarlo! Ci spetta essere lucidi e vigili certamente. Ma non gemebondi manco fossimo i più disgraziati sulla faccia della terra. E’ indubbio che viviamo momenti difficili come pure condivido il sacrosanto diritto di pretendere da chi guadagna il quintuplo di noi: ma cortesemente, non cadiamo nell’autoctona e rustica retorica di fare a gara a chi è più povero, perché è proprio qui che si perde quella lucida necessaria. Un saluto da una vostra sostenitrice

  3. @lella renzi

    Sono d’accordo con te quando dici che non bisogna lasciarsi abbattere dall’umore nero che ci avvolge. Io credo che lo schermo del computer appiattisca un pò tutto perchè non si può sentire il tono della voce o la sottile ironia che a volte si cela dietro a quello che si scrive. Allora tutto diventa o nero o bianco, senza sfumature.
    Io vivo gioiosamente il mio lavoro e la mia professione, che amo da sempre e che mai mi stancherò di fare, con dedizione, nonostante tutte le difficoltà del caso. Quindi non mi sento una lamentatrice che se ne sta con le mani in mano, ma anzi mi sento parte attiva di questa gigantesca macchina della cultura e dello spettacolo, che si sostiene praticamente con il volontariato di persone come me e come tanti altri, come gli organizzatori di quetso blog, che ci sono sempre con ardita passione.

    Anche all’interno di questo blog cerco sempre di essere attiva come posso nella mia disponibilità di tempo e di competenze, ma cerco di condividere link, articoli, notizie che possono essere interessanti per alimentare la discussione e per vedere come noi intendiamo costruire il nostro futuro.

    Io credo soltanto che siamo una categoria di lavoratori come tutte le altre, e credo anche che abbiamo il diritto di poter vivere, quotidianamente, grazie alle nostre competenze. Credo anche che -come tutti i lavoratori – dovremmo avere i minimi diritti che ci consentano di condurre una vita dignitosa e non sempre sull’orlo del collasso. Se questo vuol dire avere un atteggiamento da attempato sindacalismo non lo so, forse si, ma i sindacati non fanno parte del passato, i sindacati esistono ancora oggi e aiutano molte persone, non ci vedo nulla di male nell’avere un atteggiamento sindacalista … se non fosse che quell’ “attempato” mi ha fatto sentire un pò più vecchia dei miei 34 anni.

    Per me, ma sono solo una semplice lavoratrice dello spettacolo, il sistema non va proprio cambiato, ma va integrato con una serie di nuove opportunità. Va arricchita la gamma di prospettive che si possono avere davanti, a seconda delle proprie esigenze, ma non va rivoluzionato tutto all’improvviso, così, dando una mano di spugna ad alcune cose che -sebbene la situazione sia quella che è- sono il risultato di processi durati anni.

    Non è una gara a chi è più povero, ma una semplice cronaca della realtà. Dire la verità a volte può essere impopolare, ma le storie che ritrovo attorno a me raccontano spesso di enormi difficoltà non tanto nell’atto creativo, ma proprio nella vita quotidiana, nel guadagnarsi da vivere. A volte si tratta proprio di creativi di talento che sono soffocati dall’assenza di diritti, e questo è un problema, perchè in questo stato delle cose ci priviamo del piacere di vedere cosa questi talenti sarebbero in grado di fare se vivessero in un altro paese.
    Cosa che -tra l’altro- spesso accade vista la grande quantità di talenti creativi che dall’Italia si spostano all’estero per sviluppare la loro ricerca.

    Basta. Detto questo tutte queste testimonianze da Torino, ma soprattutto quelle che Cristine ha raccolto dal Veneto, non possono che aprirci tutta una serie di esperienze e di competenze , dalle quali non possiamo che imparare qualcosa, soprattutto alla luce della necessità di scrivere una legge Regionale per lo spettacolo dal vivo che possa davvero sostenere la cultura, la ricerca, la danza. Però credo che per fare questo bisogna davvero raccogliere più punti di vista possibili, perchè le categorie dello spettacolo dal vivo sono tante, ed ognuna ha necessità diverse, e bisogna tenerne conto.
    saluti a tutti
    L

Speak Your Mind

*

5 + tre =